lunedì 2 maggio 2011

IMPRESSIONI....

Sono passate poche ore dalla Beatificazione di Giovanni Paolo II.
Non mi nascondo,tra mille perplessità anch'io ho partecipato alla commozione collettiva che ha scaturito l'evento.Sono nato nel 1987,ho da compiere 24 anni e fino ai 18 anni  per me il papa era Giovanni Paolo.Mi sembrava una roccia immortale.
Al di là di parlare delle critiche che gli sono giunte da più parti,preferisco esortare coloro i quali sono emotivamente coinvolti dalla sua figura a vivere come lui avrebbe chiesto e desiderato.
Mi auguro tanto che i milioni di fedeli radunatisi a San Pietro santifichino ogni festa cristiana.
Mi auguro che ogni tanto,tra le mille icone acquistate ,vi sia anche il SS Rosario che egli amava tanto recitare.
Mi auguro con tutto il cuore che tutti apprendano il valore della preghiera ,intensa e piena di amore.
 Innamorarsi di Giovanni Paolo II e omettere questi propositi ,che sono l'architrave della nostra fede,ci può solo relegare a fan di una star di Hollywood ,il cui messaggio termina con i titoli di coda.
Al contrario. Amare un Beato o un Santo significa prima di tutto amare le sue opere e il suo pensiero.
Don Bosco fu un grande pescatore di ragazzi che avvìo alla Santità(vd San Domenico Savio) e lo apprezziamo per il suo carisma giovanile; Lo stesso si deve fare con Giovanni Paolo II.
Dico questo affinchè Giovani Paolo II non rimanga per quei fedeli lì presenti una semplice figurina attaccata alla parete o una calamita sul frigo.Ma una testimonianza forte ,quotidiana,che possa essere un inizio o un sostegno alla fede.

Caro e fedele popolo iniziamo a pregare !

martedì 19 aprile 2011

UNA CANZONE PARTICOLARE

ANCHE I METALLICA POSSONO,CONSAPEVOLMENTE O NO, SFIORARE LA SANTA MISTICA DELLA FEDE. LE LORO PAROLE HANNO UN CARICO CONSAPEVOLE DI ENERGIA INTERIORE TUTTA ORIENTATA ALLO SPIRITO.QUI DI SEGUITO TESTO E TRADUZIONE.
SUCCESSIVAMENTE PUBBLICO UNA VERSIONE FATTA DAI GREGORIAN: CHE LA RENDE ANCOR PIU' PARTICOLARE..
DA ASCOLTARE.

NOTHING ELSE MATTERS
- Metallica -
So close no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Forever trust in who we are
And nothing else matters
Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I don't just say
And nothing else matters
Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters
Never care for what they do
Never care for what they know
But I know
So close no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Forever trust in who we are
And nothing else matters
Never care for what they do
Never care for what they know
But I know
(Music)
Never opened myself this way
Life is ours, we live it our way
All these words I don't just say
And nothing else matters
Trust I seek and I find in you
Every day for us something new
Open mind for a different view
And nothing else matters
Never care for what they say
Never care for games they play
Never care for what they do
Never care for what they know
And I know
So close no matter how far
Couldn't be much more from the heart
Forever trust in who we are
No, nothing else matters
NIENT'ALTRO HA IMPORTANZA
- Traduzione di Nausicaa -
Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
E nient'altro ha importanza
Non mi sono mai aperto così
La vita è nostra, e la viviamo a modo nostro
Tutte queste parole che non dico
E nient'altro ha importanza
Cerco fiducia e la trovo in te
Ogni giorno per noi qualcosa di nuovo
Apri la mente ad un nuovo punto di vista
E nient'altro ha importanza
Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
Ma io lo so
Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
E nient'altro ha importanza
Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
Ma io lo so
(Musica)
Non mi sono mai aperto così
La vita è nostra, e la viviamo a modo nostro
Tutte queste parole che non dico
E nient'altro ha importanza
Cerco fiducia e la trovo in te
Ogni giorno per noi qualcosa di nuovo
Apri la mente ad un nuovo punto di vista
E nient'altro ha importanza
Fregatene di ciò che dicono
Fregatene dei loro giochetti
Fregatene di ciò che fanno
Fregatene di ciò che sanno
E io lo so
Così vicino non importa quanto lontano
Non può essere troppo lontano dal cuore
Abbi sempre fiducia in chi siamo
No, nient'altro ha importanza


Back

sabato 16 aprile 2011

YOUCAT.PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE!

 Rido.Non riesco a prendere seriamente la notizia del nuovo "catechismo per i giovani" .
YOUCAT,che sta per "youth catechism" è il nuovo catechismo per i giovani over 14 e under 20 che spopolerà tra i giovani a Madrid in Agosto.
Eggià i giovani sono una categoria a parte ,hanno bisogno di catechismi ad hoc perchè potrebbero non capire il catechismo vero,che dunque diventa per adulti.Io avendo 23 anni appartengo quindi alla classe dei maturi,di quelli che capisce e che quasi per magia ha gli strumenti per capire meglio.
Al di là di tutte le considerazioni di merito legate ai contenuti che potrebbero far da sole capire la deriva protestante della Chiesa,tengo a precisare che non voglio screditare nè il Catechismo,che è una cosa serissima ,nè la buona volontà di chi in buona fede ha avuto questa idea.
Voglio commentare e argomentare la mia esperienza personalissima che può far capire di più in merito alla giusta evangelizzazione.
Io sono stato per circa 16 un "cattolico teorico" e "ateo pratico".Rare le messe e pochi i pentimenti.Dai 16 anni ai 22 un cattolico migliore,ma a fasi alterne con vuoti di fede enormi.Trasgressioni,peccati e cattiverie erano il mio pane quotidiano ma conditi di momenti di lucidità e pentimenti.Da circa un anno o più vivo una letterale conversione alla vita cattolica.Bene.
Questo ,ed entro in tema,non è mai stato aiutato da sacerdoti "new style" o meglio non era il loro spirito moderno che ha fatto breccia su di me .Anzi .
Il contrario.L'idea di ricevere in dono una conoscenza trasmessa dai secoli ,quindi la Tradizione e una forte spinta interiore a incontrare Dio, mi hanno permesso nel pieno silenzio e attraverso lo Spirito Santo di iniziare un vivo percorso di fede.I mille tamburelli in chiesa,le schitarrate in compagnia e le confessioni soft,hanno soltanto sollevato dubbi e perplessità su chi li propinava.Poi fin da bambino mi chiedevo perchè il sacerdote potesse dare le spalle al Santissimo e noi invece no.Sorvolo.Non voglio andare fuori tema.Ma dico ciò per riflettere su quanto il cambiamento liturgico,dottrinale e anche morale della Chiesa non porta assolutamente a nulla se non a un inquinamento della verità.Per cartità!Youcat potrà finalmente spiegare meglio concetti più difficili e sicuramente riempirà le messe di giovani;i quali senza youcat non avrebbero mai potuto ravvivare la fede.Certo.Perchè allora io a 22 anni mi sono svegliato dal letargo?Eppure non avevo nessuna versione edulcorata del catechismo.Solo il cervello e un buon sacerdote.Questo è il punto.Quello che non vogliono capire è che ci vuole un santo esercito di militanti cattolici veri.Con il cuore ardente di fede.Con la testa piena di risposte.Con il fegato di andare incontro ai ragazzi e sfidarli laddove loro non vogliono farsi beccare.Dove ci sono i punti fragili e i gangli nevralgici del peccato. I ragazzi di oggi sono anche molto banali:attaccano la Chiesa,il Clero e il Santo Padre per un meccanismo psicologico di autodifesa per cui"se loro commettono peccati(presunti) io  posso fare ciò che voglio" .Il Clero al posto di scrivere YOUCAT di turno dovrebbe addestrare meglio i suoi sacerdoti,coltivare uno ad uno le anime più fragili.Invece che cosa fanno? scrivono sempre le stesse cose sulla libertà religiosa .Basta !vogliamo dei santi! santi che sappiano insegnarci a sfuggire le "occasioni prossime di peccato";che ci sappiano condurre nella giusta e santa vita cristiana,che sappia capire che siamo in un mondo che vive di sesso di soldi e di potere.Non è difficile far capire lo squallore in cui imperversa ilmondo ma  sembra che non vogliano più insegnare nulla,non vogliono più indicarci dov'è la salvezza; Amici! nessuna Y saprà far breccia nel cuore di un ragazzo ma sempre e solo il volto sofferente di Nostro Signore Gesù Cristo.Nessun catechismo del 2000 varrà di più del Vangelo e nessuna nuova teoria strampalata varrà più dell'insegnamento di Gesù .

Preghiamo per il Santo Padre,Sempre!.

lunedì 11 aprile 2011

DOVE INIZIA LA FEDE.

Più volte mi sono chiesto da dove inziasse il percorso che porta a vivere la fede e più in generale a credere in Dio.E' un persorso lungo splendidamente articolato e pieno di vita.Ma cosa da al nostro cuore quella meravigliosa quanto profonda fede?
La vita di Gesù Cristo è la grande Rivelazione di Dio in terra.Il messaggio eterno di Dio.La vita eterna.La salvezza.Non esiste la fede senza la piena convinzione della santità di Cristo e della sua missione di Salvatore.
Da pochi versi del vangelo ci si accorge dell'immensità della sua opera divina.Da poche parole si vede il carattere etrno dei concetti e delle sue parole.Ma il cuore dell'uomo è duro come un sasso.Da 2000 anni ha accanto la via da seguire,il battistrada, il Messia.Ma pensa che non esista e che sia solo per chi va in chiesa a pregare.Ninete di più sbagliato.Gesù è venuto per tutti!per tutti noi peccatori.
Egli è stato giudicato al grido "Crucifige!crucifige! " e gli fu preferito Barabba,il ladro.Fu così che iniziò il viaggio per la sua morte.Egli morì e dopo 3 giorni è risuscitato al cielo.Capendo questo mistero profondo si apre il cuore a Cristo e alla sua Chiesa.

Pater noster qui es in caelis
sanctificetur nomen tuum
adveniat regnum tuum
fiat voluntas tua sicut in caelo et in terra.
Panem nostrum cotidianum da nobis hodie
et dimitte nobis debita nostra
sicut et nos dimittimus debitoribus nostris
et ne nos inducas in tentationem
sed libera nos a malo .  
Amen

 Eterno ringraziamento a Nostro Signore Gesù Cristo .
KYRIE ELEISON.
CANTO GREGORIANO : IL PIU' SPLENDIDO ESEMPIO DI PREGHIERA CANTATA .

domenica 10 aprile 2011

luciana littizzetto

Una donna arrogantella.Crede di poter giudicare e padroneggiare il mondo in tv.Ritiene di essere la vera custode della verità per se e per gli altri.Ma la sua aureola di simpatica teatrante l'altra sera sarebbe definitivamente tramontata ,se tutti sapessero ciò che realmente falsifica.

Venerdì 1° aprile, e cioè in tempi non sospetti, e prima dell'uscita di Luciana Littizzetto a "Che tempo che fa", il segretario della Cei, mons. Crociata aveva annunciato che la Chiesa italiana mette a disposizione 2.500 posti in 93 diocesi per l'accoglienza degli immigrati.200 nella diocesi di Agrigento ,il resto in tutta Italia.Luciana invece con la sua comicità cercò di far credere che la Chiesa non fa nulla per gli altri ,vive nei suoi palazzi disinteressandosi del popolo .Insomma una Chiesa che non esiste.E' diffamazione.Ma si sa le trame dell'anticlericalismo si esprimono anche nei teatri e nelle battute.

giovedì 7 aprile 2011

intervento del prof De mattei tratto dal quotidiano "il foglio"

Fondato da Cristo: replica di uno storico a Gennari sul gran tema del celibato sacerdotale PDF Stampa E-mail
 
Giovedì 07 Aprile 2011 07:39
(Roberto de Mattei su "Il Foglio" del 07/04/2011) Gianni Gennari, collaboratore regolare del quotidiano dei vescovi “Avvenire”, ha affrontato, su “Il Foglio” del 2 aprile, il tema forte del celibato ecclesiastico, riproponendone (non è la prima volta) la modifica o l’abolizione.

La tesi di Gennari è che la legge sul celibato dei preti non risale a Gesù Cristo e non è materia di fede, e perciò non può considerarsi intoccabile. Insorgendo contro un recente articolo del cardinale Mauro Piacenza, apparso in prima pagina sul ’”Osservatore Romano” (Questione di radicalità evangelica, , 23 marzo 2011), il corsivista di “Avvenire” arriva a definire la difesa del celibato fatta dal card. Piacenza come “dottrinalmente infondata”, “sottilmente violenta” e, addirittura, offensiva di “duemila anni di storia della Chiesa cattolica”. Ma ciò che ancor più lo irrita è il cambiamento in materia del cardinale Ratzinger che, nel 1970 condivise un manifesto teologico che chiedeva di ripensare il legame tra sacerdozio e celibato, mentre oggi, come Benedetto XVI, ribadisce che il celibato ecclesiastico deve essere considerato un “valore sacro” per i sacerdoti di rito latino.

Gennari conclude il suo articolo auspicando che di fronte a nuove situazioni e nuove urgenze, “il Papa possa tornare a certe convinzioni manifestate apertamente dal teologo”, anche perché ormai “esistono le condizioni per una prudente prassi diversa” e “nelle opinioni e nelle decisioni dei Papi possono verificarsi veri cambiamenti”. Gennari tiene infine a sottolineare che la sua richiesta del matrimonio dei preti è ben distinta da quella dell’ordinazione sacerdotale delle donne, sulla quale c’è stata anche di recente “la riaffermazione della prassi contraria, legata al fatto che la coscienza della Chiesa, interpretata al livello della massima autorità, non è tale da permettere di superare la disciplina attuale fondata sull’esempio di Cristo stesso e di duemila anni di storia continua”.

E’ da qui che occorre partire: dall’idea di Gennari secondo cui nella Chiesa verità e leggi possano evolvere secondo l’esperienza religiosa (prassi) del popolo cristiano. A questa concezione evoluzionistica si oppone la dottrina della Chiesa, secondo cui esiste un depositum fidei, contenuto nella Tradizione cattolica, che la Chiesa può esplicitare, ma mai innovare. Gesù infatti non mise per scritto il suo insegnamento, ma lo affidò alla sua Parola, che poi trasmise agli Apostoli perché la diffondessero ad ogni angolo della terra. Il deposito della Fede fu conservato soprattutto nella Tradizione orale della Chiesa, che precedette le Sacre Scritture e contiene elementi che nelle Scritture non risultano. Il fatto che il Papa sia vescovo di Roma o che sette siano i Sacramenti non discende, ad esempio dalla Scrittura, ma dalla Tradizione, che è infallibilmente assistita dallo Spirito Santo. La questione che allora si pone è se la legge del celibato ecclesiastico, oltre ad essere una plurisecolare prassi ecclesiastica, discenda o no dalla Tradizione divino-apostolica della Chiesa.

Soccorrono su questo punto alcuni importanti studi sull’origine del celibato ecclesiastico. Il primo, più volte ristampato dalla Libreria Editrice Vaticana, è il saggio del cardinale Alfons Maria Stickler, Il celibato ecclesiastico. La sua storia e i suoi fondamenti teologici; il secondo, meno noto, ma non meno importante, è quello del padre Christian Cochini, appena tradotto in lingua italiana dalla casa editrice Nova Millennium Romae, con il titolo Origini apostoliche del celibato sacerdotale. Tali opere ribaltano la vecchia tesi del padre Franz Xaver Funck, un gesuita aperto alle suggestioni del modernismo, che agli inizi del Novecento, riteneva di confutare il grande orientalista Gustav Bickell. Mentre Bickell sosteneva il fondamento divino-apostolico della legge del celibato, Funck la considerava una prassi ecclesiastica emersa non prima del IV secolo, ovvero una legge di carattere storico (e perciò riformabile). Cochini dimostra che Funck non fece buon uso del metodo storico-critico, prendendo per buono un documento spurio in cui il vescovo-monaco Pafnuzio, nel corso del Concilio di Nicea (325) avrebbe contestato aspramente la continenza per i preti sposati. Oggi è provato che tale testo fu elaborato probabilmente all’interno della setta dei Novaziani. Stickler, da parte sua, sottolinea l’errore ermeneutico di chi, sulla scia di Funck, ha confuso i concetti di ius (diritto) e di lex (legge).

Il fatto che prima del IV secolo mancasse una legge scritta, non significa che non esistesse una norma giuridica obbligatoria che imponesse la continenza del clero. Quando Papa Siricio, negli anni 385-386, con le decretali “Directa” e “Cum in unum”, formalizzò per la prima volta una disciplina per chierici, stabilendo che vescovi, sacerdoti e diaconi erano tenuti, senza eccezioni, a vivere permanentemente nella continenza, egli non introdusse una nuova dottrina, ma codificò una Tradizione, vissuta nella Chiesa fin dalle origini. Il progresso teologico consiste proprio in questo: nello sviluppo della conoscenza di un precetto tradizionale, in questo caso il celibato ecclesiastico, che può meglio essere spiegato in estensione, chiarezza e certezza. A ciò conducono le edizioni critiche e i nuovi documenti di lavoro sui primi secoli di cui oggi dispongono gli studiosi.

L’unico argomento che viene addotto da Gennari contro questa tesi ruota attorno ad un sofisma sempre confutato e sempre ripetuto: il fatto cioè, in apparente contraddizione con la tradizione apostolica, che a partire dagli Apostoli stessi, i primi cristiani fossero sposati. Ciò che è in questione però non è l’ordinazione di uomini sposati nei primi secoli del cristianesimo. Sappiamo che ciò era cosa normale, se san Paolo prescrive ai suoi discepoli Tito e Timoteo che i candidati al sacerdozio dovevano essere stati sposati solo una volta (1 Tm 3,2; 3, 12). La questione centrale è quella della continenza da ogni uso del matrimonio, dopo l’ordinazione sacerdotale. Non bisogna confondere infatti lo stato di matrimonio con l’uso dello stesso. Il matrimonio è un’istituzione di carattere giuridico morale, elevata dalla Chiesa a sacramento, il cui fine è la propagazione del genere umano. L’uso del matrimonio è invece l’unione fisica di due sposi, diretta alla generazione. A questo diritto, si può liberamente rinunciare, pur rimanendo sposati. E’ quanto facevano i primi cristiani i quali, pur rimanendo giuridicamente sposati, decidevano di non usare del matrimonio, cioè di vivere da celibi all’interno dello stato matrimoniale. La parola celibe, in questo senso, non indica uno status, ma la scelta di astenersi per sempre dai piaceri sessuali. Nei primi secoli fu riconosciuto al clero la possibilità di vivere nello stato matrimoniale, ma non il diritto di usare del matrimonio. Ciò che fu dall’inizio obbligatorio, non fu lo stato di celibe, ma la continenza, ovvero l’astensione dall’atto generativo.

Nei primi secoli della Chiesa, l’accesso agli ordini sacri era aperto agli sposati, a condizione che essi, col consenso della moglie, rinunciassero all’uso del matrimonio e praticassero una vita di continenza. La prescrizione apostolica della continenza ebbe il suo logico sviluppo nelle leggi che imposero progressivamente ai sacerdoti lo stato celibatario. La lunga serie degli interventi papali ebbe il suo coronamento nel Concilio Lateranense I, convocato da Callisto II (1123), nel quale fu promulgata la legge non solo della proibizione, ma della invalidità del matrimonio per chi aveva ricevuto gli ordini sacri. Nel primo millennio, le chiese orientali non conobbero questo sviluppo dogmatico-disciplinare e rimasero come eccezione alla regola latina. In seguito, nelle chiese orientali scismatiche, l'antica disciplina celibataria si allargò sempre di più, mentre la maggior parte delle Chiese orientali rimaste unite o ritornate all'unione con Roma, ha finito per accettare la disciplina dell'Occidente, anche se per alcuni cattolici, come i Maroniti e gli Armeni, Roma tollera che seguano l'antico costume greco: il fatto stesso però che, in Oriente, i sacerdoti non possono sposarsi dopo l’ordinazione e soltanto i sacerdoti celibi sono ordinati vescovi, significa che l’uso del matrimonio per chi lo avesse contratto precedentemente alla ordinazione, è una pratica tollerata, ma non certo posta a modello. 

Del resto, gli attacchi al celibato accompagnano da sempre la storia della Chiesa Nel 1941, ad esempio, fu messo all’Indice un libro curato dal teologo protestante Hermann Mulert, Der Katholizismus der Zukunft (Lipsia 1940), in cui si reclamava, come chiede Gennari, la possibilità di inserire il celibato ecclesiastico come facoltativo. Ma non c’è da illudersi su questo punto: se cade la legge del celibato, cade con essa il sacerdozio celibatario e si apre la strada all’istituzionalizzazione del matrimonio ecclesiastico. Né serve ripetere che la castità è impossibile, visto che il Concilio di Trento ha condannato chi lo afferma (sess. XXIX, can- 9).

E’ vero però che ad una vita di perfetta continenza l’uomo non può giungere con le sole sue forze, ragione per cui Dio non l’ha comandato, ma solo consigliato. Chi liberamente sceglie di seguire questo consiglio evangelico, trova non in sé stesso, ma in Dio, la forza per essere coerente con la propria scelta. Il celibato resta, certo, un sacrificio e questo, ha osservato il padre Cornelio Fabro, “sta o cade con il carattere della Chiesa cattolica come l’unica vera Chiesa di Gesù Cristo”. Il prete cattolico, infatti, può e vuole sacrificarsi soltanto per una causa assoluta. Ma oggi l’unicità della Chiesa romana come vera Chiesa è messa in discussione e il concetto di sacrificio è abbandonato, in nome della ricerca del piacere ad ogni costo. La vocazione sacerdotale esige inoltre la donazione totale e l’esclusivo orientamento di ogni preoccupazione a Dio e alle anime, il che è incompatibile con la divisione del cuore che è propria a chi è preso dalle cure familiari.

Giovanni Paolo II, nell’Esortazione apostolica Pastores dabo vobis, ha affermato che la volontà della Chiesa trova la sua ultima motivazione “nel legame che il celibato ha con l’ordinazione sacra, che configura il sacerdote a Gesù Cristo Capo e Sposo della Chiesa” (n. 29). Sviluppando il Magistero pontificio, nei suoi articoli sull’“Osservatore Romano” e nel suo recente volume Il sigillo. Cristo fonte dell’identita del prete (Cantagalli Siena 2010), il cardinale Piacenza ribadisce che la radice teologica del celibato è da rintracciare nella nuova identità che viene donata a colui che è insignito del Sacramento dell’Ordine. Il problema di fondo è dunque quel ruolo del sacerdote nella società postmoderna che il nuovo Prefetto della Congregazione per il Clero rilancia con forza. La richiesta dell’abolizione del celibato si inserisce in un contesto di secolarizzazione considerato irreversibile, malgrado le lezioni in senso contrario della storia.

Secolarizzazione significa perdita del concetto di sacro e di sacrificio e assunzione della “mondanità” come valore, Ma la modernizzazione della Chiesa ha portato oggi alla sua “sessualizzazione”. La purezza però è una virtù che spinge chi la pratica verso il cielo, mentre la sessualità inchioda le tendenze umane alla terra. Molti sacerdoti reclamano il piacere come un diritto e, se non lo ottengono ufficialmente, lo esercitano nella semi-clandestinità, talvolta sotto gli occhi benevolmente complici dei loro vescovi. Il cammino è esattamente contrario a quello percorso dai primi cristiani. Allora accadeva che gli uomini sposati scegliessero di abbracciare, con il sacerdozio, una vita di assoluta castità. Oggi succede che sacerdoti che hanno consacrato la loro vita al Signore reclamino di poter godere dei piaceri del mondo. Ciò non è nuovo nella Chiesa, che ha vissuto come una piaga il concubinato dei preti, cioè il fatto che essi vivessero abitualmente more uxorio, come accadeva quando san Pier Damiani scrisse l’infuocato Liber Ghomorranus.

La via da seguire, ancora oggi, è quella, indicata da Benedetto XVI, di una profonda riforma morale, analoga alla rinascita gregoriana dell’XI secolo. E se si volessero riassumere le ragioni in difesa del celibato dei preti, diremmo in primo luogo che non si tratta di una legge ecclesiastica, ma della volontà stessa di Cristo, trasmessa attraverso gli apostoli alla Chiesa; in secondo luogo che il mondo ha bisogno di sacerdoti i quali non assecondino la loro pur sofferta umanità, ma la vincano, rispecchiando Cristo e ponendosi come modello e guida alle anime, oggi più che mai assetate di assoluto.
Roberto de Mattei